Riflessione. I profughi bambini nei piccoli borghi.

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La carica dei profughi bambini che riporta in vita i piccoli borghi – Repubblica.it
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/09/30/news/la_carica_dei_profughi_bambini_che_riporta_in_vita_i_piccoli_borghi-176906763/

 

Che bello – penso, leggendo questo articolo – che si possano verificare situazioni di vicendevole compiacimento emozionale grazie a reciproci scambi di vissuti culturali e sociali molto differenti fra loro. Checché ne dicano gli scettici è sempre ancora (e credo per sempre) possibile conciliare il “diritto di comune possesso della superficie della terra” con quel concetto di “ospitalità”, che consiste nel diritto di uno straniero, che arriva sul territorio altrui, di non essere trattato ostilmente. In maniera illuminata, la ragione – il buon uso di una ragione umana che oltrepassi i limiti degli egoismi e dei particolarismi – ci insegna che l’ospitalità non mira a nulla più che ad assicurare le condizioni necessarie per tentare uno scambio con gli abitanti del posto. È così difficile, dunque, visualizzare con la mente del visionario (che già Kant aveva dimostrato di essere nella sua lungimirante “pace perpetua”) quanto sia possibile entrare in rapporti pacifici con persone dalle più disparate provenienze? D’altronde, rifletto, quale può essere, più di oggi, il momento storico maggiormente affine ad una costruzione cosmopolita del mondo, che – utopicamente, nel senso più realistico del termine – scansi le diatribe e costruisca nuovi percorsi valoriali basati sul rispetto?

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